Prospettive sull'energia in forma di ritratto

Friday, December 01, 2006

L'Italia e l'energia: discorso in forma semplice

Alla metà degli anni novanta, l’Italia, epigona dell’esperienza inglese e scandinava nel processo di liberalizzazione, si è trovata in condizioni del tutto particolari e specifiche ad avviare la trasformazione dei propri mercati dell’energia, in particolare:

  • La scelta anti-nucleare del 1985 la rendeva il solo grande paese europeo a non poter utilizzare questa fonte per la produzione termoelettrica. Si noti inoltre che lo sviluppo del parco di generazione era stato fino a quella data orientato alla creazione di una flotta nucleare di un certo rilievo (Trino, Corso e la costruendo Montalto di Castro erano soltanto i primi esempi). E’ inutile sottolineare che la pianificazione di un sistema energetico non è un’attività che si presti con favore alle brusche inversioni di tendenza;
  • La bassa incidenza della produzione da centrali alimentate a carbone, frutto delle differenti dotazioni di carbone nazionale rispetto ai partner europei e di un diffuso sentimento di ostilità a livello locale verso questo tipo di impianti;
  • Il relativo “isolamento” del nostro sistema elettrico, frutto di contingenze geografiche ineludibili come le Alpi e di vicende autorizzative che hanno varcato la soglia del settore energetico per divenire paradigma della difficoltà di realizzare opere sistemiche nella penisola (si pensi alla Matera-Santa Sofia);
  • La conseguente dipendenza dal petrolio per la generazione di energia elettrica, stigmatizzata in più sedi tanto per i suoi risvolti economici sulla competitività del paese che per i suoi connessi rischi geopolitici.

In questo quadro, come è evidente, la liberalizzazione con la conseguente creazione di mercati della generazione e del trading di elettricità in particolare, ha provocato un mutamento nel sistema degli incentivi e nei comportamenti degli attori del sistema elettrico nazionale:

  • Come in molti altri paesi, gli operatori privati che ottimizzano la posizione di rischio/rendimento dei propri investimenti si sono orientati in massa verso la tecnologia del ciclo combinato alimento a gas;
  • L’Italia nel corso del primo decennio del terzo millennio sta dando vita ad un massiccio processo di trasformazione del proprio parco produttivo(12 GW di repowering e 8 GW di Greenfield) che ha già reso e renderà la nazione sempre più dipendente dal gas;
  • In molti si sono chiesti se questo passaggio al gas, pienamente coerente con la logica economica sottostante alla creazione di un mercato libero concorrenziale, possa rispondere ai problemi di concorrenzialità del paese e di sua sicurezza geopolitica che si erano manifestati nel corso degli anni novanta a seguito della dipendenza dall’olio combustibile;
  • Finché il prezzo del gas rimane allineato a quello del petrolio e le previsioni sono che questo stato delle cose permarrà nel futuro è difficile che significativi vantaggi competitivi economici possano essere sfruttati;
  • Se consideriamo poi che i giacimenti rimangono nelle mani concentrate di alcuni potenti attori stranieri risulta ardua quantificare anche un miglioramento in termini di rischio geopolitico. L’emergenza gas dell’anno scorso serva a tutti noi da monito.
  • Vorrei infine riportare la vostra attenzione sulle scelte di programmazione sulle infrastrutture di trasporto del Gas Naturale (gasdotti e rigassificatori) che nel timore della sempre temuta “Bolla Gas” hanno finora esacerbato la nostra posizione di debolezza nazionale.

Quali risposte si attende quindi allo stato attuale il mondo energetico per contribuire al rilancio del sistema Italia? Proponiamo una visione

  • Coniughiamo liberalizzazione e programmazione in modo tale da incentivare gli incentivi economici dei privati con le esigenze strategiche di un paese che ha bisogno di una pluralità di fonti e tecnologie differenti. In questo quadro diamo stimolo al carbone che è l’unica risposta nel breve-medio periodo per equilibrare il parco di generazione nazionale;
  • Sviluppiamo le reti di trasporto dell’energia. Senza timori di Bolle, senza distrazione di investimenti e risorse pagate dai consumatori italiani per percorrere avventure estere di non chiaro fine;
  • Sosteniamo gli investimenti attraendo capitali (anche stranieri) con la stabilità della regolamentazione (negli ultimi anni l’Autorità ha viaggiato al ritmo di 300 delibere all’anno, delle quali circa 100 impugnate);
  • Riconsideriamo l’anomalia nucleare. Alla luce dell’evoluzione tecnologica (reattori di terza e quarta generazione) e di quanto avviene nei paesi vicini, si pensi alla Finlandia, al progetto EPR, etc. Si tratta di un obiettivo di lungo periodo (i tempi per ricostruire un sistema nucleare in Italia si misurano nell’arco dei decenni), ma è importante partire subito;
    Teniamo nel giusto conto la chimera delle rinnovabili (Obiettivo della direttiva Europea 25% da fonti rinnovabili in Italia vs. 16% quota attuale). Queste fonti sono sicuramente un elemento imprescindibile per il futuro del nostro paese ma per i prossimi 20 anni dato lo stato attuale delle tecnologie non possono essere considerate una risposta ai bisogni di energia nazionali.