Prospettive sull'energia in forma di ritratto

Wednesday, September 01, 2004

Archimede, rinnovati entusiasmi e speranze deluse

Dai meandri più reconditi della memoria, avvolti dai fumi della leggenda emergono gli specchi ustori di Archimede di Siracusa. Per la seconda volta negli ultimi venticinque anni la Sicilia tenta di far rivivere il mito del geniale siracusano catturando l’energia dei raggi del sole. I sogni o le aspettative, a seconda dei punti di vista, di molti sostenitori dell’idrogeno sparsi su tutto il globo tornano a passare per questo angolo di Magna Grecia. Cosi come la resistenza di Siracusa all’assedio dei romani era legata al successo degli specchi ustori capaci di bruciare le navi del console ……, allo stesso modo la capacità di sfruttare in maniera economica l’energia solare, consentirebbe al pianeta di porsi la questione dello sviluppo eco-sostenibile sotto presupposti radicalmente differenti.
Dichiarava Rubbia, il padre dell’impianto attraverso l’Enea, il 15 maggio all’innaugurazione della centrale: “Il nuovo solare termodinamico ad alta temperatura, l’energia catturata dagli specchi parabolici ed immagazzinata da un fluido salino, è la terza via delle rinnovabili. Una fonte pulita, perfettamente competitiva, abbondante e sicura. Basta un quadrato di tre chilometri di lato, la lunghezza di una pista di aeroporto, per ottenere la stessa energia di una centrale nucleare. E per giunta è tecnologia italiana…”.
A Priolo in provincia di Siracusa, concepita e realizzata nell’arco di quattro anni sul sito di un impianto turbogas dell’Enel, Archimede ha il compito di dimostrare che l’entusiasmo del premio Nobel si fonda su un progetto capace di far dimenticare l’insuccesso di Adrano, per restare in zona, e di decenni di sperimentazione fallite.
A partire dal 1860 anno del primo brevetto per gli specchi solari, l’evoluzione ha proceduto, come in molti casi del resto, per tentativi ed errori. Dalle tecnologie miste solare-gas che si sono spesso scontrate con rendimenti bassissimi,
Una volta in più la scienza imita la natura: gli specchi di nuova concezione installati a Priolo si muovono durante il corso del giorno come giganteschi girasole tecnologici. Al posto dell’olio minerale viene usata una miscela di sali fusi per accumulare il calore e rilasciarlo generando energia anche quando non c’è il sole. La temperatura infine del vapore viene innalzata da 350 a 550 gradi, paragonabile a quella di un impianto termico tradizionale.
L’impianto pilota ha una potenza installata da 20 MW, il costo dell’impianto oscilla, in fase pre-industriale fra i 100 ed i 150 Euro al metro quadrato. Da un metro quadrato ci si attende di ricavare l’energia equivalente a quella prodotta da un barile di petrolio (che costa quaranta dollari in questo periodo di crisi mediorientale).
Un’area desertica di dieci chilometri produrrebbe 1.000 MW . Secondo stime dell’Enea un’impianto simile potrebbe essere portato a termine in tre anni. Un quadro cosi roseo si scontra con le previsioni dell’International Energy Agency per la quale l’energia solare non costituirà più del 3% del totale dell’energia elettrica prodotta dall’uomo entro il 2030. Quali barriere ostacolano il diffondersi di questa tecnologia: i costi d’impianto e la flessibilità.

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