Prospettive sull'energia in forma di ritratto

Monday, October 20, 2008

Le rinnovabili al tempo della crisi

Soddisfare i bisogni energetici del pianeta e del nostro paese è una sfida fondamentale, la cui urgenza è ormai chiara a tutti. E per raggiungere questo obiettivo servono grandi investimenti: secondo fonti autorevoli saranno necessari almeno 20 miliardi di Euro entro il 2020 per dotare l’Italia d’infrastrutture energetiche da fonti rinnovabili sufficienti a rispettare gli impegni europei. A livello globale l’International Energy Agency stima investimenti necessari annui pari a 3,4 milioni di miliardi da oggi al 2050.  

E’ possibile mettere in campo simili quantità di risorse nei tempi difficili della crisi finanziaria che stiamo vivendo? Come sarà possibile reperire i fondi necessari?  In un contesto sociale ed economico caratterizzato dalla ricerca sempre più spasmodica di opportunità di tagli ai bilanci pubblici per recuperare i mezzi senza i quali il sistema bancario e finanziario non sembra poter ripartire, l’incentivazione delle rinnovabile non è forse un lusso che non possiamo più permetterci?

Cercheremo di mostrare che è possibile conciliare crisi e innovazione energetica, e di considerare  la sfida delle rinnovabili da un punto diverso. Se per il pianeta la sfida globale è trovare risposte sostenibili che consentano di produrre energia “verde” in abbondanza e a costi ragionevoli, per un singolo paese come l’Italia, l’impegno non è solo quello di dotarsi d’infrastrutture energetiche in linea con le tecnologie più moderne ma anche e soprattutto riuscire a sviluppare un sistema di ricerca scientifica e tecnologica e di produzione d’impianti per i propri bisogni e per il mercato globale.

Vale la pena ricordare che, fino alla metà degli anni novanta, l’Italia era piazzata non peggio dei concorrenti europei. La centrale di Adrano, inaugurata nel 1981, aveva precorso i tempi del solare a concentrazione, gli impianti di produzione di turbine eoliche a Taranto e di pannelli fotovoltaici a Nettuno erano fra i più importanti siti produttivi d’Europa, la centrale fotovoltaica inaugurata da Enel nel 1993 a Serre in provincia di Salerno era la più grande del mondo.  Tutto poteva lasciarci sperare finché le rinnovabili erano poco più che una curiosità accademica.  D’un tratto alla metà degli anni novanta, quando “il gioco si è fatto serio” e hanno cominciato ad affluire nel settore importanti investimenti la crescita ha rallentato, si è inceppata ed il divario fra le realtà nazionali ed i concorrenti esteri è cresciuta fino a diventare quasi incolmabile.

Questo tipo di parabola discendente di sviluppo, posizione d’avanguardia quando il mercato è primordiale che si tramuta in sostanziale sottosviluppo quando il settore giunge alla maturità, non è circoscritta al settore energetico. Si pensi che nel nostro paese vive il presidente del consorzio MPEG, quel Leonardo Chiariglione, che con i suoi studi da dipendente Telecom per la video telefonia ha reso possibile la creazione dello standard su cui oggi gira una fetta considerevole della musica on-line. Tutta questa innovazione non ha apportato sostanzialmente alcun beneficio concreto a Telecom Italia e al nostro paese. Ancora una volta eravamo fra i primi ai convegni, ma non abbiamo saputo tramutare questo vantaggio di conoscenze in un fattore di vantaggio competitivo tale da stimolare la creazione d’imprese.

Cosa manca quindi? Sicuramente il sistema finanziario, lo stimolo alla creazione d’imprese e la crescita dimensionale accelerata che solo un certo tipo di finanza può garantire ottenendo vittoria sulla legge lenta dell’autofinanziamento. Il private equity ha consentito in molti paese la creazione di aziende competitive su scala globale guidando sulla via della crescita generazioni d’imprenditori di matrice prettamente tecnologica.

Torniamo al caso dell’energia e riflettiamo sul fatto che nel solo 2007 gli investimenti dei fondi di private equity nelle rinnovabili sono stati pari rispettivamente a circa 11.4 nel contro i 3.3 miliardi di euro del  2004 con una crescita di circa il 300%. Ancor più significativo per leggere l’importanza di queste cifre è fare il raffronto fra quanto “pesavano” gli investimenti in energia sostenibile nel 2006 (9% del totale) e quanto incidevano invece nel 1999 (meno dell’1%). Insomma, gli investitori stranieri stanno spostando massicciamente i loro capitali verso l’energia sostenibile in coerenza con l’unanime consenso sull’importanza sempre crescente del tema. Per contro in Italia i fondi d’investimento attivi nel settore delle rinnovabili e delle tecnologie verdi sono meno di una decina con capitali largamente inferiori agli investimenti statunitensi di un solo anno.

I risultati di questo ritardo sono sotto gli occhi di tutti, in rapida carrellata geografica assolutamente non esaustiva: in Germania ci sono 8 aziende  quotate in borsa   attive nel fotovoltaico, la  Cina risponde con una pletora di aziende di successo fra le quali spicca SunPower, regina delle quotazioni al Nasdaq nel 2005 che capitalizza ormai 2,4  miliardi di Euro, la Danimarca è fiera del suo gigante eolico Vestas, gli spagnoli possono rispondere con Gamesa sempre nell’eolico e Isofoton nel solare. I norvegesi vantano l’imprenditore nelle rinnovabili più ricco del mondo grazie alla capitalizzazione da 10.2 miliardi di  di REC e gli indiani sono scesi pesantemente in pista con la loro Repower produttrice di torri eoliche. Gli israeliani di Soleil giurano che giocheranno da protagonisti nel solare termodinamico e in California e tutto un fiorire di start-up nel campo. 

In Italia abbiamo qualche iniziativa, in alcuni casi anche portata avanti con lodevole sforzo e competenza imprenditoriale, magari anche da personaggi che hanno fatto storia nei rispettivi campi di provenienza per molti decenni. In tutti i casi nostrani però il raggiungimento di una soglia dimensionale critica tale da rendere possibile una vera competizione internazionale è ben lungi dall’arrivare. E’ questo il senso della sfida. Questo il terreno sul quale dovremo impegnarci se intendiamo trasformare in un’occasione la risposta alle necessità ambientali ed energetiche dei nostri anni.

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