Prospettive sull'energia in forma di ritratto

Wednesday, September 01, 2004

Drax, agonia di un gigante

4.000 MW, la più grande centrale a carbone d’Europa, 6 gruppi da 660 MW ciascuno, 24 TWh di produzione media annua, circa l’8 percento della domanda inglese. Per i non addetti ai lavori, si tratta dell’energia sufficiente per i bisogni di due città della dimensione di Roma.
Solo pochi numeri per dare un’idea del rilievo del gigante dello Yorkshire. Pochi dati per cominciare a raccontarne la sfortunata parabola Un’altra storia da aggiungere all’infinita sequela degli epigoni di Golia, i colossi dalle fondamenta d’argilla? Sicuramente, ma non soltanto. Anche un caso emblematico dei fallimenti di un mercato, come quello dell’elettricità, nel quale l’integrazione verticale continua ad essere la migliore delle assicurazioni. Con buona pace dell’efficienza dei mercati.
Un tracollo che si spiega per due macro motivi: i prezzi all’ingrosso dell’elettricità sono crollati del 40 percento in Gran Bretagna fra il 1999 ed il 2002, TXU Europe, il maggiore cliente della centrale, che comprava il 60% della produzione per rivenderlo ai clienti industriali in Inghilterra e nel Galles non ha onorato i propri impegni.
L’impianto di Selby, costruito in questo luogo per sfruttare la prossimità delle miniere di carbone aperte nel 1974, è entrato in attività nel 1986. Le caldaie sono state costruite dalla Babcock Power Ltd e le turbine da Parsons. La centrale era stata “ambientalizzata” mediante l’installazione di FGD (delsoforizzatore) a partire dal 1988.
Significativamente Drax è l’ultimo impianto a carbone costruito nel Regno Unito. Negli anni novanta era infatti cominciata la “corsa al gas”, favorita anche dalla politica industriale e sindacale della signora Thatcher, ed il dominio tecnologico dei cicli combinati che rendevano non attraenti progetti costosi e complessi come quelli necessari per costruire giganti di simili proporzioni.
Nel 1999, nel pieno del tentativo di espansione in Europa degli operatori americani, AES compra Drax per tre miliardi di dollari. La storia seguente all’infausto affare è nota ai più: l’azione del regolatore britannico per spezzare il duo-polio National Power - PowerGen, combinato con l’avvento del Neta, l’addio alla borsa obbligatoria e l’integrazione verticale dei principali operatori provoca il tracollo dei generatori puri.
Drax è gestito attualmente da un board indipendente nominato dai creditori che vantano un monte crediti di circa 2 miliardi di dollari. Negli ultimi dodici mesi numerose tornate d’asta si sono susseguite per cercare di vendere il gigante di Selby. Ad agosto sembrava fatta quando BHP Billiton, uno dei principali gruppi minerari al mondo frutto della fusione degli australiani di BHP e dei sud-africani di Billiton aveva offerto di pagare una quota significativa del debito al 70% del suo valore nominale. Il razionale dell’operazione? Rompere il contratto di fornitura del combustibile attualmente siglato con le miniere locali e importare il più conveniente carbone sud-africano. L’impatto atteso sull’occupazione dei minatori della zona ha fatto si che la questione divenisse politicamente troppo scomoda per condurre in porto l’affare (nulla di nuovo sotto il sole).
Una nuova tornata è in corso in questi giorni ma gli esiti sono tutt’altro che scontati in un mercato nel quale circa un terzo della capacità installata (22 GW) è di fatto di proprietà delle banche ed in vendita.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home